Sardinian Warriors
In questa pagina sono elencate le ricostruzioni di guerrieri Sardi che hanno segnato le diverse tappe della storia sarda. Le ricostruzioni sono state eseguite da Alessandro Atzeni e Sandro Garau, soci fondatori dell'associazione culturale "Impronte di storia: Historical Traces APS", le cui riproduzioni sono state riproposte nella mostra: "Soldaus, soldati di Sardegna", ospitata dal 2018 nel comune di Senis (OR). Le armi in bronzo e le armature in cuoio e metallo sono state fornite dall'officina fusoria "The Nuragic Foundry: La Fonderia Nuragica".
CRONOLOGIA: dall'alba della civiltà in Sardegna sino alla prima guerra mondiale...
L'età del rame in Sardegna (IV-III millennio a.C.)
Di seguito è presentata la ricostruzione di un capotribù dell'età del rame-eneolitico. Il termine Eneolitico, composto dal termine latino "aeneus", bronzo, e dal termine greco "lithos", pietra, designa l'Età del primo Bronzo e della Pietra, in riferimento alle prime produzioni di bronzo arsenicale, prodotto in lega con l'arsenico. Una denominazione alternativa per lo stesso periodo è quella di Calcolitico, composta dalle parole greche "khalkos", rame, e "lithos", pietra, che designa l'Età del Rame e della Pietra. L'acquisizione della capacità di estrazione e di lavorazione dei metalli, in particolare del rame, è il nuovo, importante progresso tecnologico che segna la fine del Neolitico e l'inizio di una nuova fase cronologica e culturale nella storia dell'uomo. In Sardegna ha inizio lo sfruttamento del rame isolano, localizzato in particolare nell'Iglesiente, e nell'importante giacimento di Funtana Raminosa in territorio di Gadoni. La possibilità di utilizzare il metallo viene sfruttata per la produzione di armi e gioielli, ma non giunge ancora a soppiantare l'utilizzo della pietra scheggiata nella produzione di strumenti. Anche in questa fase prosegue la tendenza, già emersa durante il Neolitico, verso la complessità sociale, politica ed economica dei gruppi umani attestati nell'isola. Un importante stimolo in tal senso giunge proprio dall'accresciuta complessità che caratterizza le fasi operative: individuazione dei giacimenti, coltivazione dei filoni di minerale, produzione di manufatti.
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Il periodo nuragico in Sardegna (1700-500 a.C.)
Ricostruzione di un guerriero nuragico, sulla base dei famosi "bronzetti nuragici" (1100-750 a.C.), utilizzati probabilmente come ex voto e/o come riferimento ad un mondo eroico tramandato, legato comunque al culto, i bronzetti rappresentavano figure di uomini, imbarcazioni, nuraghi e animali utili per ricostruire scene di vita quotidiana. In base alla loro produzione, si possono notare diversi stili e gradi di perfezione, tra i quali quello aulico di Uta e uno popolaresco, definito anche mediterraneo o barbaricino-mediterraneizzante. Nei vari scavi archeologici sono stati ritrovati più di cinquecento bronzetti, soprattutto in luoghi religiosi come tombe, pozzi sacri e tempi (megara) di villaggi e nuraghi. Numerose statuette sarde sono state scoperte anche in scavi effettuati nell'Italia centrale, nelle tombe etrusche del IX-VIII secolo a.C. Si pensa siano state realizzate tra il IX secolo a.C. e il VI secolo a.C.. Alcuni recenti ritrovamenti di frammenti risalenti al XIII secolo a.C., a Orroli e Ballao, hanno messo in discussione il loro periodo di creazione. L'archeologo Ralph A. Gonzalez ha datato le statuette più antiche, come quelle in stile Uta, all'XII-II secolo a.C. Ottenuti probabilmente con la tecnica della cera persa, ritraggono scene di vita normale delle popolazioni nuragiche, mostrando persone di varie classi sociali, animali, guerrieri, capi tribù, dei, ma anche oggetti come armi in miniatura, vasi e carri.
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Il periodo fenicio in Sardegna (VIII-VI sec. a.C.)
I Fenici sono si insediarono presso le antiche comunità nuragiche, presenti sulle coste della Sardegna, rafforzando o fondando precedenti insediamenti. Nacquero vere e proprie città come Bithia, Bosa, Cagliari, Cornus, Neapolis, Nora, Olbia, Othoca, Sant'Antioco, Sulki, e Tharros. Anche se non sono accertati rapporti conflittuali con la popolazione locale dei nuragici, è probabilmente da escludere un invasione fenicia dell'isola, mentre i rapporti di potere e commerciali non sono chiari. I fenici non furono notoriamente guerrieri, e la loro espansione nel mediterraneo non aggressiva. Questa è la ricostruzione di un guerriero sardo-fenicio, ovvero propriamente "nuragico" ma con elementi di armi e armatura mutati dal contatto con la cultura dei commercianti fenici, come tramite per l'arrivo di oggetti e manufatti anche di cultura greca.
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Il periodo cartaginese in Sardegna (VI-III sec. a.C.)
Il periodo romano imperiale in Sardegna (I-II sec. d.C.)
La Cohors II Sardorum era un reparto militare romano di epoca imperiale, esistente con sicurezza fra il I e il III sec. d. C. Si trattava di un reparto di auxilia, cioè di truppe ausiliarie che andavano a supportare l’organizzazione militare romana basata sulle Legioni, reclutate esclusivamente fra cittadini romani. Fu una cohors equitata (un'unità militare) di stanza in Africa durante l'Impero romano. La cohors Sardorum arrivò in Mauretania verso la fine del I secolo e si stabilì a Rapidum, ove rimase fino alla fine del II secolo quando, sotto Settimio Severo, si trasferì ad Altava.
Non sappiamo se quest'unità si sia trasformata, con il passare del tempo, da quingenaria a miliaria, come farebbe pensare la menzione in un'iscrizione di un tribuno della coorte dei Sardi; tuttavia, la cosa non è da escludersi. Molto probabilmente il reparto aveva avuto origine dalle precedenti Cohors Nurritanorum e Cohors I Sardorum, anch’esse cohors equitata di tipo quingenaria, che avevano combattuto in Africa settentrionale nel corso del I sec. d.C. Il reclutamento avveniva nelle sempre più vaste province dell’impero romano |
Il periodo romano fine-imperiale in Sardegna (IV sec. d.C.)
I comitatensi erano soldati di fanteria pesante del tardo esercito imperiale romano, e potevano appartenere alle legioni o agli ausiliari. Sono menzionati per la prima volta nella legge del 325, contenuta nel Codice teodosiano, in contrapposizione alle forze stabili lungo la frontiera romana dei riparienses (o limitanei). La loro introduzione nell'ordinamento militare avviene dopo la grande riforma militare di Costantino I, tracciata in parte da Diocleziano, con la quale scompaiono le antiche legioni da 5 000 - 6 000 effettivi, e vengono sostituite in parte da legioni di mille uomini ciascuna, aumentate molto di numero, fino a 100 circa (soprattutto a partire dalla morte di Costantino del 337, con la successiva divisione tra i suoi eredi: Costante I, Costantino II e Costanzo II). In sostanza le unità Comitatenses, che rappresentavano le unità "mobili regionali", ovvero quelle unità a disposizione dei singoli Cesari (nel caso dei figli di Costantino) o dei vari magistri militum non-praesentalis (non di "corte"), si suddividevano in: Legiones comitatenses, ovvero la fanteria pesante dell'esercito mobile non-praesentalis;
Vexillationes comitatenses, ovvero la cavalleria dell'esercito mobile non-praesentalis; Assieme alle legioni classiche scomparvero anche i vecchi gloriosi centurioni e i tribuni militari assunsero tutt'altro ruolo che in precedenza. Ciononostante abbiamo notizia di tribuni, ancora in epoca bizantina al tempo di papa Gregorio I. L'esercito venne diviso in comitatensi e limitanei, i primi concentrati nelle retrovie e nelle principali città, i secondi sulla frontiera. La differenza di armamento era notevole. I comitatensi erano armati con la lunga spatha, e la lorica hamata o la squamata senza uniformità non solo tra i diversi reparti, ma tra i diversi stessi soldati. Scomparsa l'uniformità dei tempi repubblicani e del principato, così come le più costose loriche segmentate. |
Il periodo vandalo in Sardegna (V-VI sec. d.C.)
Il periodo alto-medioevale in Sardegna (X-XI sec. a.D.)
Il periodo basso-medioevale in Sardegna (XIV sec. a.D.)
Il giudicato di Arborea era uno dei quattro Stati indipendenti che si formarono in Sardegna alla dissoluzione in occidente dell'impero bizantino. La guerra con la Corona d'Aragona, scoppiò nel 1353. Mariano IV d''Arborea ruppe il suo rapporto di vassallaggio con gli aragonesi, tolse i pali catalani dalle sue insegne, assunse come stemma della "naciòn sardesca" l'albero eradicato in campo argento, e invase il cagliaritano sottomettendo i sardi regnicoli. Quella proposta di fianco è una ricostruzione a cavallo tra il 1350 e il 1360.
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La fine del Giudicato d'Arborea (1409-1420).
Il 1400 in Sardegna (XV sec. a.D.)
Il marchesato di Oristano fu costituito nel 1410 e durò fino al 1478, in seguito alla morte di Mariano V, secondogenito di Eleonora, quando il giudicato di Arborea (nonostante le recriminazioni di Guglielmo III di Narbona) fu assoggettato definitivamente alla Corona d'Aragona ad eccezione di un limitato territorio intorno ad Oristano.
Il nuovo feudo, unitamente alla contea del Goceano, fu attribuito dal re Martino I a Leonardo Cubello, discendente in linea diretta maschile dal giudice arborense Ugone II (1321-1336). La successione del trentaquattrenne Leonardo fu energicamente contestata dal viceré di Sardegna e suo congiunto Nicolò Carroz che appunto pretendeva il ricco feudo per sé. Leonardo non permise, poi, alla figlia Eleonora di sposare Dalmazzo, rampollo di Nicolò: la disputa si acuì ulteriormente e il Carroz tentò di occupare Oristano, ma fu sconfitto nella battaglia di Uras il 14 aprile 1470. Il re di Aragona Giovanni II tentò un intervento per favorire la fine delle ostilità raccomandando al Carroz di non ostacolare il percorso degli ambasciatori di Leonardo, diretti a Barcellona per ottenere la sanzione regia dei diritti feudali. Ma questa volta fu l'Alagon a non volere la pace: occupò gli strategici castelli di Monreale e di Sanluri e pose Cagliari sotto assedio. La disputa dinastica familiare si trasformò presto in guerra contro il regno di Sardegna. Nel dicembre 1472 il re si apprestò, dunque, a combattere duramente i ribelli e solo l'ingerenza del re di Napoli Ferdinando I favorì la possibilità di un compromesso. A Leonardo furono dunque riconosciuti tutti i diritti degli avi e il privilegio di non doversi sottomettere al viceré. La pace, però, non fu rispettata specialmente ad opera della famiglia Carroz. Riprese la guerriglia e il sovrano invitò i suoi funzionari a cessare le ostilità e l'Alagon a versare la somma pattuita per l'omaggio feudale. Ma gli Alagon non cedettero e il monarca, nel 1477, li dichiarò ribelli condannandoli a morte, requisendo il feudo e il patrimonio allodiale. La lotta continuò strenuamente fino al 19 maggio 1478, quando le truppe del regno di Sardegna sbaragliarono gli Alagon nella battaglia di Macomer. A causa di un tradimento, indi, i ribelli furono imbarcati su una nave che li condusse a Barcellona e incarcerati nel castello valenzano di Xàtiva. Leonardo morì, all'età di 58 anni, nella suddetta fortezza e fu tumulato nel cimitero locale. |
Il periodo spagnolo in Sardegna (XVI-XVII sec. a.D.)
La storia della Sardegna spagnola si fa comunemente iniziare nel 1479. In quell'anno, alla morte di Giovanni II di Aragona, IX re di Sardegna, gli succedeva suo figlio Ferdinando II, il cui matrimonio con Isabella di Castiglia sanciva la nascita, per unione personale dei due regni, della corona di Spagna, di cui il Regno di Sardegna entrava automaticamente a far parte. La fine del periodo spagnolo è convenzionalmente posta al momento del passaggio della corona sarda agli Asburgo, con i trattati di Utrecht e Rastatt (1713 e 1714).
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